Dubbi relativi all’apertura di una partita IVA; un ASO può essere lavoratore autonomo?
Gli scorsi giorni abbiamo ricevuto una mail nella quale una collega mostrava tutti i suoi dubbi: “Mi hanno proposto una collaborazione a partita IVA presso un centro odontoiatrico. Ma mi possono assumere così?”
La collega – nome di fantasia Marika – si chiedeva, giustamente, se fosse legale assumere un ASO con partita IVA.
Desideriamo condividere con tutte e tutti voi la nostra risposta a Marika, perché pensiamo possa esservi molto utile.
Sicuramente è possibile per uno studio avere come collaboratrice un’ASO con partita IVA (non assunta, perché altrimenti sarebbe una dipendente).
Abbiamo poi chiesto a Marika: Ma lei ha già una partita IVA o deve iniziare tutta la pratica? Davvero vorrebbe aprire una partita IVA e diventare lavoratore autonomo?
Senta un commercialista: è assolutamente necessario fare attenzione che una richiesta di collaborazione non nasconda invece un rapporto di vera e propria dipendenza, soprattutto in caso di partita IVA in regime forfettario.
Lei con la partita IVA potrebbe collaborare con più studi odontoiatrici e non solo con uno.
Si ricordi che svolgere il ruolo di ASO in modo autonomo non significa solo pagare le tasse in base al fatturato e secondo il regime adottato (ordinario o forfettario) ma anche avere l’obbligo alla contribuzione previdenziale iscrivendosi alla Gestione separata dell’INPS.
Inoltre deve fare attenzione al codice ATECO specifico, che deve essere un codice rappresentativo di una specifica attività economica. Nel registrare l’attività dovrebbe (verifichi con il commercialista) indicare il codice ATECO 86.90.29 – altre attività paramediche non classificate – anche se l’ASO è inquadrata come “professione di interesse sanitario”.
Le perplessità, i dubbi di Marika sono più che fondati.
ATTENZIONE quindi: è da valutare attentamente una proposta del genere perché rischiosa e perché può, appunto, nascondere precariato e mancanza di tutele.
Possiamo essere attratte/i dall’idea quello di lavorare in maniera più autonomia, organizzandoci la giornata e collaborando con diversi studi, ma ATTENZIONE a non sopravvalutare tale aspetto positivo con quelli invece maggiori e negativi.
Se state già lavorando con partita IVA fate ATTENZIONE che il vostro rapporto di collaborazione non diventi o sia già diventato un rapporto in modalità di subordinazione: se ciò fosse e se fosse accertabile e quantificabile, sarà sempre possibile per voi rivolgervi al Giudice del Lavoro e chiedere che tale rapporto di lavoro venga riconosciuto per la sua vera natura: quello di un rapporto di lavoro dipendente.