La fotografia clinica: oggettivare lo stato anatomico della bocca e dei tessuti periorali

Da quando gli smartphone ci offrono la possibilità di eseguire fotografie istantanee, senza dover necessariamente conoscere i principi fisici e le tecniche della fotografia, ci siamo illusi di essere diventati tutti fotografi.

Essendo digitali, inoltre, non dobbiamo più sopportare i costi, come un tempo, per sviluppare un rullino e attendere pazientemente per vederne i risultati.

La stessa immediatezza nel catturare le immagini da postare sui social o da “conservare” nel nostro dispositivo non possiamo, però, applicarla in campo professionale odontoiatrico.

In quest’ambito dobbiamo ottenere condizioni ideali per riprodurre fedelmente la realtà in un’immagine a più alta risoluzione, con adeguata profondità di campo, utilizzo di una luce corretta, mediante l’ausilio di flash, e un perfetto bilanciamento dei bianchi.

Fotografia odontoiatrica

La fotografia clinica è oramai considerata una necessità irrinunciabile per oggettivare lo stato anatomico, funzionale o patologico del distretto topografico della bocca e dei tessuti periorali.

Essa, infatti, è l’equivalente della radiografia per i tessuti duri. La radiografia è come fosse la fotografia in bianco e nero, dove le sfumature dei grigi dipendono dalla densità calcica dei tessuti attraversati dai raggi x.

La fotografia a colori, invece, ci restituisce la riflessione della luce sulla superficie dei tessuti come noi li vediamo esternamente, ma con il vantaggio di apprezzarne i dettagli per gli ingrandimenti possibili.

Una modalità completa l’altra. Da questo si può ben comprendere come la fotografia, unitamente alla radiografia, ci consenta di fare una diagnosi accurata, di impostare un piano di trattamento, di poter svolgere correttamente un follow-up. Il poter oggettivare, inoltre, ci permette di raccogliere una preziosissima documentazione dal punto di vista medico legale.

La fotografia è, inoltre, un potente mezzo di comunicazione tra odontoiatra, paziente e odontotecnico. L’odontoiatra, da solo, non può eseguire correttamente la fotografia della bocca, perché bisogna essere almeno due operatori. Ha bisogno, infatti, di un’assistenza preparata per la distensione dei tessuti tramite appositi apribocca e l’allontanamento della saliva.

Lo stesso odontoiatra, però, può delegare il personale adeguatamente formato all’esecuzione in autonomia delle fotografie intra- ed extra-orali. A differenza dell’esecuzione delle radiografie, di pertinenza esclusiva dell’odontoiatra o del radiologo, non ci sono impedimenti normativi all’esecuzione di fotografie orali su stretta indicazione del medico curante.

Per tale ragione il dottor Guido Golfieri ha dato vita un corso ad hoc e ha realizzato un capitolo dedicato nel Manuale per Assistenti di studio odontoiatrico.

Il corso si articola in vari step, partendo dai concetti fondamentali della fotografia: l’uso del diaframma, la variazione del tempo e l’uso della luce con la misurazione esposimetrica, la scelta della sensibilità della pellicola o del sensore.

Ovviamente ci si addentra nello specifico della fotografia digitale, per poi affrontare la parte pratica relativa alle tecniche di esecuzione delle foto intra- ed extra-orali e alla loro standardizzazione e ripetibilità, sfruttando l’uso del rapporto d’ingrandimento.

I nostri obiettivi sono quelli di fare acquisire agli studenti conoscenze teoriche e pratiche aggiornate in tema di fotografia scientifica, specificatamente odontoiatrica digitale, rendendo gli assistenti in grado di muoversi autonomamente dopo averne acquisito i fondamenti.


Crediti: fotografie a cura del dott. Guido Golfieri

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