Corretta alimentazione e igiene orale: batteri buoni e batteri cattivi

In ogni momento della giornata ciascuno di noi opera delle scelte che condizioneranno il nostro benessere e la nostra aspettativa di vita, la corretta alimentazione rientra tra queste.

La bocca è il primo luogo nel quale introduciamo e trasformiamo il cibo per vivere.

Non è cosa da poco se pensiamo che il nostro metabolismo si adatterà alle scelte nutrizionali.

È inevitabile, quindi, che tutti gli operatori del team dentale, odontoiatra, igienista e assistente, occupandosi di prevenzione e di educazione alla salute, debbano conoscere l’argomento.

La scelta di un’alimentazione corretta che previene le patologie della bocca promuoverà contestualmente anche la salute generale dei nostri pazienti.

In quest’occasione approfondiremo tale tematica con il professor Luca Levrini, esperto in materia.

Corretta alimentazione: microbiota umano

Non si può trattare la nutrizione, però, senza far cenno al microbiota umano, ovvero di quella dote rilevante di batteri buoni che ci colonizzano all’atto della nascita e ci accompagnano per tutta la vita.

Esso è strettamente interdipendente da quello che mangiamo.

Si tratta di una mole impressionante di microrganismi (si calcola 100 milioni di miliardi) che, se raccolta, peserebbe nell’adulto circa 1,5 kg e che comprende dalle 500 alle 1.000 specie diverse.

La maggior quantità è contenuta nell’intestino, ma anche nel cavo orale ne abbiamo una quantità rilevante.

I “batteri amici” più importanti che colonizzano il nostro apparato gastrointestinale per mantenerlo in buona salute sono il Lactobacillus Acidophilus, che s’insedia soprattutto nell’intestino tenue (produce acido lattico dalla trasformazione del glucosio) e il Bifidobacter Bifidumche che predilige l’intestino crasso.

Sentiremo, inoltre, parlare sempre più spesso anche di microbioma, che indica la totalità del patrimonio genetico posseduto dal microbiota, cioè i geni che quest’ultimo è in grado di esprimere.   

Un’importante funzione del microbiota è la disgregazione delle sostanze che l’apparato digerente non è in grado di degradare, come la cellulosa.

È importante, inoltre, per la sintesi di sostanze indispensabili, ad esempio la vitamina K, che svolge un ruolo essenziale nella coagulazione del sangue. Il microbiota ostacola l’attacco di potenziali patogeni e allergeni. Studi sempre più numerosi, infatti, dimostrano l’importanza del microbiota per la nostra immunità.

Probiotici e prebiotici

Questi batteri lavorano in simbiosi con le nostre cellule. Quando si creano alterazioni importanti del microbiota, a causa di fattori interni o esterni, si determina uno squilibrio denominato disbiosi.

Essa è indotta a seguito di molte situazioni: alimentazione con cibi impoveriti dal punto di vista nutrizionale e derivati da lavorazioni industriali; eccesso di cibo o assunzione nei momenti sbagliati; stili di vita scorretti con scarsa attività fisica; uso improprio o abuso di farmaci, specie antibiotici e cortisonici, nonché abuso di lassativi (che a lungo andare alterano la flora intestinale); inquinamento ambientale; ma anche lo stato mentale (stress, frustrazioni, depressioni, emozioni negative).

Queste condizioni rappresentano le cause principali di disturbi molto comuni quali: colite, stitichezza, gonfiore addominale, meteorismo e diarrea.

Lo squilibrio della flora microbica intestinale è molto diffuso nella popolazione. Per un giusto equilibrio, il microbiota necessita di probiotici (batteri “buoni”) e prebiotici (alimenti “buoni” per batteri “buoni”).

Questo va considerato quando si prescrivono gli antibiotici nella terapia. Gli antibiotici, infatti, distruggono i batteri patogeni, ma anche una componente necessaria dei batteri “buoni”; pertanto essi andrebbero sempre affiancati dall’assunzione di probiotici e prebiotici per ridurre questo effetto collaterale.

Anche nella bocca abbiamo una miriade di batteri buoni che mantengono la nostra salute orale.

Questa premessa è fondamentale per capire quanto i colluttori antibatterici debbano essere usati con criterio, limitatamente all’atto terapeutico in presenza di patologie come la parodontite o come necessità di abbattimento della carica batterica in concomitanza di atti chirurgici.

L’uso indiscriminato e continuativo può essere, infatti, controproducente, per gli effetti collaterali che ne potrebbero conseguire.

Bibliografia

  1. Zappavigna P. Manuale per Assistenti di Studio Odontoiatrico, Ariesdue, 2017

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