Il linguaggio del corpo del paziente: paura, menzogne e la sindrome della “poltrona della verità” cosa ci dicono davvero i pazienti
Se c’è una cosa che ho imparato dopo anni di osservazione, è che il linguaggio del corpo in uno studio odontoiatrico è un misto tra dramma greco, comedy show.
Gli esseri umani non sono così bravi a nascondere quello che provano. Eppure, in uno studio odontoiatrico, tutti cercano di farlo: dai pazienti terrorizzati ai dentisti che tentano di sembrare professionali mentre infilano attrezzi metallici nella bocca altrui.
Se sei stato paziente, o ASO o semplicemente ti sei trovato in un ambiente simile, saprai che il corpo parla più di quanto vogliano ammettere e se impari a leggere tra le righe, potrai prevedere la fine di un appuntamento più facilmente di quanto il tuo dentista possa infilarti il trapano in bocca.
La paura che si respira nell’aria: difficile trovare un essere umano che sia entusiasta all’idea di sedersi sopra una poltrona sotto una luce che somiglia più a un riflettore da stadio e con un dentista che ti guarda come se stesse per estrarre il Santo Graal. L’ansia è palpabile. Se non ci credi, prova a osservare il linguaggio del corpo:
- Mani sudate e tremanti: se il paziente stringe la mano dell’ASO e sembra che stia cercando di fare un buco nel palmo con le dita, è chiaro che la situazione è delicata. Le mani sudate non mentono, lasciano anche un bello stemma giallognolo sui guanti dell’ASO e se il sudore è accompagnato da un tremolio, forse il tuo paziente sta cercando di ricordarsi l’ultima volta che ha visto un film “Il maratoneta” o “The dentist”.
- Piedi che ballano il cha-cha: se il paziente sembra più impegnato a danzare con i suoi piedi che a concentrarsi sulla discussione “adesso ti faccio un bel sorriso”, beh, è solo il suo corpo che sta cercando di scappare. Non c’è bisogno di essere un esperto di ballo per capire che quella non è una mossa di gioia.
- Respiro corto: ogni volta che il respiro si accelera senza motivo, il tuo paziente sta cercando di contenere una crisi di panico. Meglio metterlo a suo agio con una battuta, tipo “Ehi, nessuna fretta, non siamo a un gran premio.”
Ah, le menzogne. Tutti le raccontiamo, ma quando un paziente ti dice “Non fa male” mentre il suo corpo sta facendo il moonwalk, tu lo capisci subito. Ecco i segnali più evidenti:
- Labbra serrate o mordicchiate: il paziente ti sorride, ma il suo sorriso è talmente teso che potrebbe far impallidire un Joker da fumetto, è chiaro che c’è qualcosa che non va.
- Occhi che vagano: se mentre spieghi che “fra cinque minuti avrai il sorriso più brillante di tutta la città”, ma il paziente guarda fisso un angolo qualsiasi della stanza, con gli occhi dilatati come se stesse cercando un’uscita segreta… Beh, puoi essere abbastanza certo che la “brillantezza” di cui stai parlando non è in cima ai suoi pensieri in quel momento e che sta facendo di tutto pur di non vedere la tua faccia o gli strumenti.
- Il sorriso forzato: se vedi quel sorriso che non è nemmeno lontanamente naturale, qualcosa non va. È come quando ti dicono “Stai tranquillo, è solo una piccola giostra” mentre ti stanno facendo salire su una montagna russa dopo il pranzo di Natale. Tutti sanno che non c’è nulla di tranquillo in quel momento, non importa quanto cerchino di rassicurarti.
Quando il paziente inizia a fare movimenti strani con la bocca o si schiaccia come una cozza sulla poltrona, sappiamo tutti che qualcosa sta succedendo.
- Mastica a vuoto: se il paziente inizia a “masticare” aria, è un chiaro segnale che sta cercando di calmarsi. Se vedo quel movimento, faccio una battuta e aspetto che si rilassi un po’.
- Posizione rigida: quando il paziente sembra essere più rigido di un soldato, è perché sta cercando di non sembrare un fiume in piena di tensione. È una tecnica che tutti usiamo per non farci prendere dal panico… finché non realizziamo che stare rigidi rende tutto più doloroso.
Non sono solo i pazienti a nascondere emozioni sotto il tavolo. Anche i dentisti non ne sono immuni, hanno i loro piccoli segreti, spesso nascosti dietro la mascherina chirurgica:
- Il “dente stretto”: quando il dentista serra i denti senza trapano in vista, capisci che la paziente sta per fare l’ennesima domanda del tipo “Mi farà male?”
- Il piede che batte: segnale che la calma apparente sta per crollare, un po’ come quando cerchi di sopportare un discorso troppo lungo e muovi il piede per far capire che il tempo è scaduto.
- Lo sguardo strategico: e poi c’è quel momento da vero professionista. Il paziente si muove nervosamente, fa mille domande e il dentista, ormai a un passo dalla disperazione, lancia un’occhiata all’ASO come a dire “Aiutami tu, per favore”. L’ASO annuisce comprensiva, quasi a dire “Ci penso io”. Poi il dentista si volta verso il paziente e gli regala un sorriso calmo, rassicurante, perfettamente sincronizzato: dentro, però, pensa “Se solo potessi spegnerti l’ansia con un interruttore nascosto…”. È una macarena silenziosa di segnali: paziente agitato, ASO attenta e dentista che cerca di mantenere l’equilibrio tra professionalità e umanità, tra pazienza e discreta impazienza.
Ogni tanto, la tensione diventa insostenibile. Ecco dove entra in gioco l’umorismo. Non c’è niente di meglio di una battuta per smorzare il panico. In un mondo di trapani e anestesie, un po’ di comicità è l’arma segreta.
In uno studio odontoiatrico tutto si gioca sui piccoli segnali non verbali. Un piede che si muove, un sorriso teso, una mano che tremola sono più eloquenti di mille parole. E, mentre i pazienti cercano di sembrare coraggiosi, i dentisti fanno del loro meglio per sembrare calmi, ma tutti sappiamo che l’unica via di fuga è una battuta ben piazzata. Perché, se c’è una cosa che un dentista, un paziente e un ASO imparano in fretta, è che ridere rende tutto più sopportabile.