ASO sorrisi

Da ASO a Super ASO: la mia vita in odontoiatria, tra camici e sorrisi

C’era una volta, tanto tempo fa, sì ma non secoli fa (ma quasi) una giovane Assistente di Studio Odontoiatrico che, con una buona dose di coraggio, tanti sorrisi e un camice che sembrava fatto apposta per intrappolare ogni suo movimento, iniziava la sua avventura nel mondo dell’odontoiatria. Quella giovane ASO – io – può raccontarvi di un’epoca lontana in cui l’odontoiatra e l’assistente avevano un rapporto che assomigliava più a quello tra Sherlock Holmes e il suo fedele Watson che a una squadra ben affiatata. E non parliamo nemmeno di “specializzazioni” o corsi super tecnici. Se un ASO avesse voluto imparare, avrebbe dovuto mettersi in gioco, apprendere direttamente dal medico e – soprattutto – dalla propria capacità di osservare, improvvisare e ascoltare.

ASO e Super ASO tra mille sorrisi

Ai tempi, noi assistenti non eravamo certo super eroi della professione, ma facevamo del nostro meglio. “Chiunque può imparare un mestiere”, pensavano i medici, e noi facevamo appunto esperienza sul campo. Anzi, il campo, a volte, sembrava un po’ più un campo di battaglia che un luogo di cura, ma la nostra empatia, un po’ di sorrisi e un pizzico di improvvisazione erano la chiave per sopravvivere e farsi apprezzare.

Formazione sul campo

La conoscenza arrivava direttamente dalle mani del medico: “Tieni, passa questo”, “Fai così”, “Metti quello”. Non c’erano manuali di istruzioni, né guide dettagliate. La formazione era fatta di appunti rapidi e un sacco di tentativi ed errori. Il nostro punto di forza? L’empatia e la capacità di essere a “disposizione” del medico e dei pazienti. Alla fine, l’ASO era un po’ come una spalla: sempre lì, sempre pronta, a prendersi cura della sedia, dell’aspiratore e, naturalmente, a sorridere al paziente che non sapeva bene cosa stesse succedendo, ma apprezzava comunque il nostro essere lì.

Le cose cambiano

Oggi le cose sono cambiate. Se oggi un ASO entra in uno studio, sembra di entrare in un centro di addestramento per supereroi. La preparazione è incredibile! Si parte con anni di formazione specifica: corsi, esami, aggiornamenti. Un ASO di oggi è praticamente un esperto di ogni tipo di strumento odontoiatrico, una macchina da guerra di sorrisi, sempre con un tocco di delicatezza. Non solo si è formati per lavorare fianco a fianco con il medico, ma spesso si possiede una conoscenza più approfondita di alcuni aspetti tecnici rispetto ai colleghi di un tempo. Forse qualche dentista di oggi ci farebbe un baffo se dovesse usare quella vecchia sedia con il piede in legno. E poi, non è più solo la “professionalità” che conta: oggi l’ASO è anche consulente psicologico, esperto di comunicazione, manager della reception e terapeuta dei sorrisi!

Rapporti umani e sorrisi

Se un tempo la comunicazione tra medico e assistente era quasi telepatica o più spesso rumorosa, con ordini impartiti a colpi di sguardi e cenni furtivi, oggi siamo una squadra affiatata: il medico sa che l’ASO è un professionista a pieno titolo, non un aiutante qualsiasi. Il paziente non è più un “soggetto passivo” della cura, ma un attore protagonista. Un tempo, il nostro ruolo nei suoi confronti era rassicurarlo in attesa di un trattamento che non era proprio il massimo in termini di comfort. Oggi i pazienti sono più esigenti. Vogliono sapere tutto, partecipano alla scelta del trattamento, e talvolta anche della musica che ascolteranno durante la seduta. Non facciamoci intimidire! Le nuove tecnologie, le attrezzature moderne e i protocolli di cura ci permettono di affrontare ogni situazione con il sorriso e, quando serve, anche con un bel po’ di anestesia!

Sorrisi ed empatia

Eppure, nonostante tutte queste novità, c’è qualcosa che non è cambiato: l’empatia. Quella non la si può insegnare con un corso. Quella è la stessa empatia che ci faceva accogliere il paziente con un sorriso discreto ma rassicurante e che ancora oggi ci spinge a fare in modo che, sia il medico sia il paziente, si sentano sempre a loro agio. È una qualità che, anche se oggi siamo più “specializzati” di una volta, resta sempre il cuore pulsante del nostro lavoro.

Aso e sorrisi

Oggi l’ASO di ultima generazione ha mille titoli e un curriculum che potrebbe impressionare chiunque, ma non dobbiamo dimenticare che un tempo, con meno risorse e meno teoria, si faceva lo stesso lavoro con altrettanta passione, esperienza e capacità di ascolto. Il camice era più ingombrante, i riuniti meno tecnologici, ma i sorrisi che accoglievano i pazienti erano gli stessi.

Tra un ASO di ieri e uno di oggi la differenza non sta tanto negli strumenti, ma nel cuore con cui facciamo il nostro lavoro. Ed è quello, alla fine, che fa davvero la differenza.

P.S.: E ora, scusatemi, devo andare ad aggiornarmi sulle nuove tecniche di gestione del paziente… tanto per non farmi superare dalle generazioni future!

condividi questo articolo